Diabete e Attività Fisica
Lo svolgimento di una regolare attività fisica va raccomandato a tutti. Eccone elencati i principali benefici:
✔ Favorisce il controllo del peso corporeo;
✔ Aumenta la disponibilità e l’attività dell’insulina;
✔ Migliora il controllo glicemico e il profilo lipidico;
✔ Migliora la pressione arteriosa;
✔ Migliora l’autostima e l’immagine di sé, la qualità della vita e del benessere percepito.
Diversi studi hanno inoltre confermato che l’attività fisica continuativa è associata a una riduzione significativa della mortalità cardiovascolare e generale. Una persona con diabete ben allenata, inoltre, utilizza meno insulina e meno farmaci ipoglicemizzanti orali.
Diabete di tipo 1
Nel soggetto con diabete di tipo 1 l’insulina è somministrata in modo esogeno, quindi la sua concentrazione durante l’esercizio fisico non va incontro alla fisiologica modulazione; pertanto, l’esercizio fisico svolto in condizione di eccesso di insulina espone al rischio di ipoglicemia, mentre in condizione di deficit di insulina espone al rischio di iperglicemia fino alla chetoacidosi.
La risposta glicemica è variabile da un soggetto all’altro e varia a seconda delle diverse discipline sportive svolte, in particolare:
- Nel corso di attività di tipo aerobico (ad esempio: camminata a passo svelto, corsa, bicicletta, nuoto, ballo) la glicemia si riduce per la maggiore disponibilità e attività insulinica -> rischio di ipoglicemia;
- Nel corso di attività di tipo anaerobico contro resistenza (ad esempio: sollevamento pesi, ma anche scatti di corsa veloce e attività molto intensa) oppure in corso di competizioni sportive con coinvolgimento emotivo, la glicemia aumenta per l’intervento di ormoni rilasciati durante lo stress ad azione contro-insulare, come l’adrenalina -> rischio di iperglicemia durante l’attività fisica; nelle ore successive alla cessazione dell’esercizio, però, la sensibilità all’insulina è molto elevata, il muscolo ripristina le sue scorte di glicogeno “prelevando” glucosio dal torrente circolatorio, e il soggetto diventa a rischio di ipoglicemia ritardata: gli effetti ipoglicemizzanti possono perdurare oltre a 10-12 ore dopo la cessazione del movimento.
In previsione dello svolgimento di attività fisica aerobica a rischio di ipoglicemia è opportuno che il soggetto modifichi la dose di insulina somministrata, in genere riducendo il bolo di insulina rapida del pasto precedente (oppure, se in terapia con microinfusore, impostando già a partire da un’ora prima dell’esercizio una velocità basale temporanea di erogazione insulinica ridotta); nel caso in cui l’attività non sia stata programmata in anticipo, invece, dovrà provvedere ad assumere dei carboidrati complessi subito prima e/o durante l’attività.
Nel caso di attività anaerobica contro resistenza svolta, ad esempio, nel pomeriggio è invece opportuno ridurre l’insulina rapida della cena (e/o impostare una velocità basale temporanea ridotta nelle ore notturne, in caso di terapia con microinfusore), per il rischio di ipoglicemia ritardata.
Quali altri fattori condizionano la risposta glicemica e mettono a rischio di ipoglicemia?
Oltre al tipo di attività svolta (aerobica/anaerobica), la risposta glicemica all'esercizio dipende dall’intensità dello sforzo, dalla sua durata, e dalla condizione di allenamento del soggetto; influiscono inoltre il timing dell’esercizio (ad esempio dopo il pasto o a digiuno) e il trend glicemico pre-esercizio.
In genere un’attività di lieve intensità e di durata inferiore ai 30 minuti non richiede azioni correttive; in caso invece di esercizio fisico più prolungato è necessario un adeguamento della dose di insulina somministrata: si può considerare una riduzione del 25% per attività di lieve intensità, fino anche a riduzioni del 75% per attività vigorose, in particolare se il soggetto è poco allenato.
Ogni persona con diabete deve acquisire la capacità di modulare la terapia insulinica in previsione dello svolgimento di attività fisica, monitorizzando l’andamento etc etc..
Ogni persona con diabete deve acquisire la capacità di modulare la terapia insulinica in previsione dello svolgimento di attività fisica, monitorizzando l’andamento glicemico prima, durante e dopo lo sport, specie quando si pratica uno sport per la prima volta, imparando dall’esperienza e dagli errori commessi.
E’ fondamentale tenere sempre a portata di mano cibi a base di carboidrati prima, durante e dopo l’attività fisica, in particolare bustine di zucchero, succhi di frutta o altro per procedere alla rapida correzione di un’eventuale ipoglicemia; esistono in commercio fialette o bustine di integratori contenenti esattamente 15 g di glucosio, facilmente trasportabili e pratiche, soprattutto per gli sportivi (es. 3 bustine da bar di zucchero, 3 zollette di zucchero...).
Se si inizia l’attività fisica in condizione di iperglicemia, in situazione quindi di ridotta insulina circolante, si ha una ridotta capacità di utilizzo del glucosio da parte del muscolo e un aumento della produzione di glucosio a livello epatico: ne consegue un ulteriore aumento della glicemia. Può essere opportuno correggere l’iperglicemia prima dello sport, eventualmente ritardando l’inizio dell’attività fisica, per evitare che durante l’esercizio si arrivi alla produzione di chetoni. E’ invece da evitare lo svolgimento di attività fisica se al controllo prima di iniziare lo sport è presente iperglicemia associata a chetosi.
Consigli pratici:
- Monitorare sempre la glicemia prima, eventualmente durante, e dopo l’attività fisica;
- Se al controllo prima dell’inizio dell’attività aerobica riscontro di glicemia < 120 mg/dl assumere una quota supplementare di carboidrati con un piccolo spuntino;
- Evitare l'attività fisica in presenza di chetosi;
- L’attività fisica è sconsigliata se la glicemia è >250-300 mg/dl, anche in assenza di chetosi;
- Evitare l’iniezione di insulina in parti del corpo coinvolte nell’esercizio (ad esempio le cosce, se si prevede di andare a correre), perché la maggiore vascolarizzazione aumenta l’assorbimento rapido di insulina e il rischio di ipoglicemia;
- Ricordare che molto spesso la tendenza al calo glicemico che si verifica durante l’allenamento non si verifica durante una partita o una gara;
- In un ambiente caldo e umido l’assorbimento di insulina è aumentato e può essere opportuno ridurre ulteriormente la dose di insulina;
- Nella pratica degli sport invernali l’assorbimento di insulina è ridotto, l’insulina nel microinfusore o nella penna può congelare e si possono avere iperglicemie inaspettate;
- Prestare particolare attenzione all’esercizio effettuato dopo un episodio di ipoglicemia: per la ridotta risposta adrenergica indotta dalla precedente ipoglicemia, si può incorrere in una nuova ipoglicemia severa.
L’uso delle nuove tecnologie può aiutare significativamente l’atleta con diabete a migliorare la performance ed il controllo glicemico. I microinfusori, specie quelli con sospensione automatica dell’erogazione, e il monitoraggio in continuo della glicemia interstiziale con allarmi sonori consentono maggiore flessibilità nell’erogazione dell’insulina e possono ridurre le crisi ipoglicemiche e le iperglicemie.
Nei bambini piccoli con diabete di tipo 1 le attività di movimento sono spontanee e difficilmente prevedibili, quindi non sempre è possibile modulare la terapia insulinica: in questi casi può essere utile assumere un’ulteriore quantità di carboidrati prima, durante o dopo l’esercizio fisico.
Diabete di tipo 2
Come cominciare a svolgere attività fisica e quale sport scegliere?
Nel caso di completa inattività fisica, in particolare nei soggetti anziani, è stato dimostrato che anche solo ridurre il tempo in cui si è sedentari, interrompendo il ciclo di inattività a cadenza regolare (ad esempio, alzandosi dalla poltrona o dalla scrivania e facendo qualche passo ogni mezz’ora) apporta benefici alla salute e riduce l’insulino-resistenza; contrastare la sedentarietà prolungata costituisce quindi un primo importante step.
Se si parte da uno stile di vita sedentario, si consiglia di iniziare con un’attività piacevole, ad esempio una passeggiata di una decina di minuti tutti i giorni; progressivamente si potranno aumentare i tempi, in modo che l’organismo si abitui poco alla volta, ponendosi degli obiettivi raggiungibili da verificare dopo qualche settimana, conservando una traccia dei propri progressi.
In questa prima fase è importante cambiare semplici abitudini di vita quotidiane, ad esempio:
- Posteggiare la macchina lontano da casa o dal posto di lavoro;
- Scegliere strade più lunghe quando si è a piedi;
- Camminare per andare a fare la spesa;
- Fare le scale invece che prendere l’ascensore.
Già solo mezz’ora di camminata al giorno a passo sostenuto porta a indubbi benefici alla salute. Le attività di tipo aerobico che prevedono uno sforzo moderato costante e protratto nel tempo (come camminare a passo svelto, correre, andare in bicicletta, nuotare, ballare) sono quelle che più contribuiscono a bruciare calorie, a migliorare il controllo glicemico e la funzionalità dell’apparato cardiocircolatorio. Se risulta difficoltoso spostarsi da casa ci si può organizzare con cyclette o tapis roulant, anche davanti alla televisione, per renderli più piacevoli.
E’ utile combinare anche dell’attività fisica contro resistenza, ad esempio esercizi graduali con piccoli pesi, che permettono il potenziamento muscolare e l’incremento della massa magra metabolicamente attiva, e aumentano nel tempo la capacità di svolgere attività di tipo aerobico.
Durante l’allenamento bisogna essere in grado di sostenere una conversazione: se parlare o respirare dovesse risultare difficoltoso è necessario ridurre l’andatura. Attenzione alla disidratazione se si suda molto, ricordandosi di assumere abbondante acqua e bevande reidratanti.
L’obiettivo a cui mirare è differente nei singoli soggetti, per cui è sempre fondamentale consultare il proprio medico per stabilire il tipo di attività fisica più adatta, la frequenza e l’intensità dello sforzo. In linea generale, in assenza di altri problemi di salute o controindicazioni, sono consigliati almeno 150 minuti a settimana di attività fisica di intensità moderata/intensa (50-70% della frequenza cardiaca massimale, calcolata con la formula di Karvonen sulla base dell’età del soggetto) oppure almeno 75 minuti a settimana di esercizio fisico vigoroso (>70% della frequenza cardiaca massimale). L’attività fisica deve essere distribuita in almeno 3 giorni a settimana e non ci devono essere più di 2 giorni consecutivi senza attività.
Come già evidenziato, se l’obiettivo concordato con il proprio medico è la perdita di peso la strategia più efficace è associare una moderata riduzione dell’apporto calorico con la dieta (300-500 kcal al giorno) ad un modesto incremento del dispendio energetico con l’attività fisica (200-300 kcal al giorno). A titolo esemplificativo, di seguito viene riportata una stima del dispendio energetico di una persona che pesa 70 kg e svolge diversi tipi di attività fisica per 30 minuti:
- Lavori domestici: 130 kcal;
- Ginnastica generale: 150 kcal;
- Camminata a passo sostenuto: 160 kcal;
- Nuoto: 220 kcal;
- Cyclette a moderata intensità: 260 kcal;
- Corsa lenta (8 km/h): 300 kcal.
Bibliografia
Standard italiani per la cura del diabete mellito 2018, a cura dell’Associazione Medici Diabetologi (AMD) e della Società Italiana di Diabetologia (SID).
A cura della Dott.ssa SIlvia Minardi